Con le musiche di Iggy Pop, The Passenger, poi di Verdi, Gribaudi esplode in tutta la sua vitalità, litiga genialmente col “dio dei riflettori” che si prende gioco di lei, alterna passi e sonore derisioni del “velinismo” imperante, corre e gareggia contro tutti fino a trionfare nell’autoironico, generoso e straniante umorismo del finale in bikini. “Ciccia libera” in fibrillazione sugli acuti verdiani,
il gran trionfo della verità sulla mediocre ipocrisia prostituita degli schemi sociali.
Paolo Schiavi. 27-02-2011- Piacenza Libertà
“Wait è invece il secondo divertente lavoro di Silvia Gribaudi, con in scena anche Carla Marazzato ed Elisa Dal Corso.
Macerie di polistirolo, sul fondo, due performer si stanno esibendo a centro palco e una non riesce a superare le rovine per raggiungerle. Un lavoro concettuale dunque sulle “diversità a confronto”, vincente perché resta limpido e non si prende sul serio, ma ironizza sul tema e sullo stare in
scena, al punto di discuterlo anche con il pubblico: quando due performer iniziano a dibattere su cos’è questo spettacolo, l’altra interviene spiegando che non si può fare in scena, bisogna pensarci prima (o dopo, al limite), così mentre loro alle spalle compongono l’azione scenica lei parla agli spettatori dicendo che non si deve spiegare nulla, ma poi pian piano è lei stessa a complicare tutto in un’analisi infinita, finché le sue parole non si sentono più. La performance e l’analisi intellettuale si disperdono in musica, e diventano l’una e l’altra, alla fine: Rien de rien.”
Teatro e Critica 2011 Simone Nebbia
“Silvia Gribaudi, con la coreografia “A corpo libero”, è stata proclamata vincitrice del premio Giovane Danza D’autore 2009. La scelta della giuria è totalmente condivisibile: il grande umorismo, la profonda espressività, l’originalità delle scelte, hanno dato origine ad una performance davvero eccezionale, unica. Una donna comune, lontana da qualsiasi processo di idealizzazione, lotta contro la sua continua inadeguatezza. E’ un confronto tra l’individuo e la società: una lotta che si combatte senza sosta, a colpi di abiti, trucco, successo, apparenza. La vita è rappresentata, in effetti, come una gara, una competizione in cui è necessario distinguersi, spingere, farsi spazio. “A corpo libero” è dominato soprattutto da una forte autoironia, che si esplica in uno spettacolo esilarante e multiforme, bellissimo anche per i suoi contrasti (le musiche comprendono Giuseppe Verdi e Iggy Pop).”