Ricordati che sei stata selvaggia un tempo.
Non lasciarti addomesticare.
Isadora Duncan
Ricordati che sei stata selvaggia un tempo.
Non lasciarti addomesticare.
Silvia Gribaudi citando Isadora Duncan
Senza la donna non va niente.
Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio.
Eleonora Duse
Senza la donna non va niente.
Questo l’ha dovuto riconoscere perfino Dio.
Marta Dalla Via citando Eleonora Duse
To be doozy è un’ espressione colloquiale Americana di etimologia incerta.
Potrebbe indicare il fiore, la margherita (daisy in Inglese), potrebbe riferirsi ad una lussuosa marca di automobili sportive (Dusenberg) oppure, ed e’ la nostra opzione preferita, potrebbe omaggiare la divina attrice Eleonora Duse e il suo cognome italiano pronunciato goffamente oltreoceano: “Doozay” “Doozee” “Doosay”.
Essere doozy significa essere stupefacenti, essere fuori dall’ordinario, essere così particolari da lasciare a bocca aperta. Eccezionalmente bravi o eccezionalmente pessimi, in parole semplici: strambi. Esserlo o non esserlo? Esserlo, perché, secondo noi, è un complimento.
Con questa convinzione nel cuore ci siamo dedicate all’ideazione e alla creazione di uno spettacolo difficile da etichettare, ispirato alla rivoluzione artistica e umana di due eroine che hanno vissuto per e nella danza, per e nel teatro.
Le biografie di Isadora Duncan e di Eleonora Duse sono un’appassionante fucina di spunti narrativi e politici. Attraverso il loro esistere anticonvenzionale sono state pioniere del femminismo, del capocomicato, di un’arte che si preoccupi del presente. Queste Doozies senza trucco, senza punte, giudicate spesso fisicamente non conformi ai canoni estetici del loro tempo, grazie alla loro naturale originalita’ hanno generato stupore e meraviglia lasciando immense eredita’ per le generazioni future.
Dove sono questi lasciti, ci siamo chieste, visto che, a più di cento anni di distanza, ci troviamo ad affrontare gli stessi identici discorsi in palco e fuori, le stesse battaglie per la parità, per i giusti compensi, contro la dittatura del physique du role e dei repertori stantii?
La rivoluzione terrestre è il moto che fa il nostro pianeta intorno al sole e si conclude tornando al punto di partenza. Ecco, accettando, la nostra condizione di artiste che non faranno la storia, ricominciamo il giro. Lo cominciamo come fossimo The Blob, l’alieno gelatinoso del film, prendendo tutto, inarrestabili. Indossando il viola, alterando i gesti, gettando il tutù nella buca dell’orchestra,
guidate da euforia e istinto, dall’esempio di chi ci ha preceduto. Libere di danzare e recitare libere. Andando oltre le mode, le abitudini, le scuole di pensiero.
Tutto questo è già stato fatto. Già stato detto. Le convenzioni si rompono, si aggiustano e si rompono di nuovo, lo sappiamo, ma vogliamo
uscire da questo moto perpetuo dove l’ossessione di essere originali limita creatività; in fondo preoccuparsi di essere il nuovo è una cosa vecchia. Non siamo Duse, non siamo Duncan, siamo solo due copione, originali però!
The Doozies vuole essere un’opera intorno alla meraviglia della stranezza.
Siamo convinte che le nostre stupefacenti antenate avrebbero apprezzato questa sfacciataggine visto che si sono continuamente schierate contro lo status quo anche quando era classico e mitico.
Progetto Duse2024 del Comune di Asolo – Museo Civico di Asolo – TeatroDuse | www.duse2024.it |
credits
The Doozies
Di e con Marta Dalla Via e Silvia Gribaudi
Direzione tecnica Roberto di Fresco
Consulenza coreografica Chiara Frigo
Costumi Sonia Marianni
Ricerca Materiale Eugenia Casini Ropa, Franca Zagatti, Maria Pia Pagani
Produzione di Associazione Culturale Zebra
Coproduzione di Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, La Corte Ospitale
Con il sostegno di MiC – Ministero Italiano della Cultura
Residenze artistiche Fondazione Armunia – Castello Pasquini
In collaborazione con Progetto Duse2024 del Comune di Asolo – Museo Civico di Asolo – Teatro
Duse | www.duse2024.it | Curatela performing arts Cristina Palumbo
Durata performance: 60’